7.4.06

Spaghetti

Primo giorno di primavera, un acquazzone ha spogliato i nocciòli dai fiori e dalle gemme. Che tristezza. Daniele passeggia sul marciapiede coperto di petali. Una sua allieva gli sta venendo incontro .
“professor Marini, buon giorno, ..sta bene?”
Daniele ha l’aria di essere a disagio e un po’ distratto risponde
“Sto bene, Perri, è questa strana giornata di primavera che mi rende un po’.. ma tu che ci fai qui?”
“Io abito proprio qui, professore, stavo salendo, mi scusi, ma visto che ci siamo incontrati avrei una cortesia da chiederle”
“di che si tratta?”
“di quel problema che ci ha dato ieri da risolvere, che non mi ha fatto dormire stanotte”
“Davvero lo hai trovato tanto difficile?”
“Si, davvero, professore.. le andrebbe di salire un attimo a casa mia, non c’è nessuno, se lei non ha degli impegni potremmo mangiare qualcosa e poi..”
Daniele tra il sorpreso e l’incredulo pensa che è la prima volta che un’allieva gli fa una proposta del genere, è un po’ incuriosito ma sospettoso, questa Perri se la ricorda poco, in classe è sempre taciturna, timida, non è di quelle vivaci, chiacchierone che spesso disturbano, vanno a fumare in bagno, non stanno mai ferme. Questa Manuela è vestita come tutte le ragazze, jeans un po’ bassi, non bassi come le altre che li tengono a livello pube, la solita maglietta corta e un bolerino. Niente trucco, capelli neri tirati all’indietro e fermati con un fiocco azzurro. Non è normale, pensa, salire in casa di un’allieva soprattuto se in casa non c’è nessuno, ma poi la curiosità ha il sopravvento.
“Che cosa mi faresti da mangiare?” chiede per prendersi un momento di riflessione.
“No so..le vanno bene due spaghetti e un’insalata?”
“spaghetti.. spaghetti come?”
“aglio, olio e peperoncino, va bene?”
“va benissimo, vengo volentieri… Lo sai, Manuela, sono un po’ stanco di andare sempre in trattoria , fanno sempre le stesse cose, perciò mi fa piacere venire in una casa vera.”
“Venga, professore, le faccio strada” e si incammina per un androne buio fino a una porta. La ragazza apre e si trovano in un appartamento molto luminoso , dalle finestre si vede un cortile con una mimosa quasi sfiorita e tanti ciclamini sui davanzali. Sembra più una garconniere che l’abitazione di una famiglia, alle pareti quadri moderni e tante fotografie incorniciate.
“Si metta comodo, professore, su quel divano vicino alla finestra o sulla poltrona.”
Daniele si toglie la giacca e si mette comodo sul divano a fiori. Pensa alla sua famiglia che vive in un modo del tutto diverso, un casolare alla periferia di un paese in Toscana, i suoi vivono tranquilli allevando polli e coltivando l’orto, ha una fidanzata storica, occupata nell’agriturismo.
“Ma i tuoi ?”
“Mamma è segretaria in uno studio di avvocati, torna la sera stanca, prepara qualcosa, facciamo due chiacchiere e poi a dormire davanti alla tele.”
Manuela va in cucina e comincia a preparare, si muove disinvolta davanti ai fornelli. Daniele è incuriosito da questa casa tanto diversa dalla sua e tanto diversa dalla pensione dove vive.
“Di chi sono tutti questi quadri?” chiede, “sembrano tutti dello stesso autore”
“Infatti, sono di uno zio”
“E le foto?”
“Anche quelle, sono fatte in giro per l’Italia oltre cinquant’anni fa”.
“Molto belle, questo zio era proprio un artista”
“Sì, lo pensiamo anche noi, invece lui amava definirsi un buon dilettante. Professore, qui è quasi pronto, ho già buttata la pasta, le dispiace se mangiamo in cucina?
“No, va benissimo, anche a casa mia si mangia in cucina, mia madre dice sempre che in cucina tutto è più saporito, si respirano i profumi del cibo invece in trattoria è tutto asettico, tortellini in brodo, la fettina, non sanno di niente.”
“Allora venga, professore, si accomodi.”
La tavola è apparecchiata sommariamente, ma con gusto. Al centro una bottiglia di vino rosso. Daniele si siede e sente già il profumo degli spaghetti che Manuela sta rigirando nella padella.. Si trova in una situazione inattesa ma piacevole. La ragazza gli mette davanti un piattone di spaghetti fumanti, lei se ne serve una porzione ridotta. Non è molto difficile preparare un piatto di spaghetti, ma questi gli sembrano speciali, sarà l’olio buono, sarà l’aglio fresco, sarà il peperoncino ben dosato, sarà perché l’ha preparati questa ragazza così gentile, sarà il buon vino, ma Daniele non si ricorda di averne mangiati mai di così saporiti.
“Caspita, Manuela, sei una cuoca straordinaria, se cucini tutto così, vengo a pensione da te”.
Lo dice sorridendo ma si rende conto di avere esagerato perciò cerca di rimediare dicendo
“Casa, mia, per piccina che tu sia”
“Tu mi sembri una badìa” continua Manuela sorridendo.
“E’ proprio vero, professore, che avere una casa, è la cosa più importante per una famiglia, avere una casa vuol dire sicurezza, non averla può portare al disagio e alla disperazione. Scusi, non lo dico per lei, ma per tanta gente che non se la può permettere.”
“Hai proprio ragione, i fitti sempre più alti, proprietari esosi e gretti..io per fortuna ho la casa dei miei, anche se in campagna, in mezzo alle colline.. ma tuo padre? Non l’hai mai nominato”
Manuela improvvisamente seria, quasi accigliata, guarda nel suo piatto e fa finta di non aver sentito. Si alza e va a prendere due insalatone che porta a tavola.
“Bellissime queste insalate, quanti colori! Peperone, olive, ravanelli, c’è di tutto..”
E iniziano a mangiare.
“Olio della Sabina, aceto fatto in casa col vino vecchio” dice Manuela..
“si sente,..ma tuo padre?”
“Professore,visto che ci tiene proprio a saperlo, mio padre sparì appena mia madre rimase incinta, non aveva ancora diciott’anni, pare che i suoi genitori l’abbiano convinto a non interessarsi di questo nascituro dicendo delle cose orrende, che non poteva avere la certezza di essere il padre, che rischiava di essere accusato di stupro, che lo avrebbero diseredato e altre cattiverie.”
“Era un debole …e i genitori degli infami” dice Daniele “col passare degli anni avrà certamente rimosso questo ricordo.”
“Mia madre non lo volle più vedere, seppe queste cose da una cugina e decise di portare avanti la gravidanza e di tenere la bambina e così ha fatto. I miei nonni l’hanno aiutata a farmi crescere, ma crescendo, quando iniziai a chiedere chi era mio padre mi hanno ostacolato, dicendo che quest’uomo non era degno di avere una figlia. Ma io non mi sono mai arresa, nessuno mi ha voluto dire il suo nome. Io all’anagrafe risulto figlia di mia madre e basta. Però un giorno ho trovato delle vecchie lettere in casa di mio nonno, ho indagato, e ora credo di essere sulla buona strada per trovarlo finalmente questo padre.”
“Ma, nonostante ti abbia rifiutata, ti va ancora di sapere chi è?”
“Certo che lo voglio sapere, voglio sapere di chi sono figlia, chi è quest’uomo che probabilmente non sa nemmeno di avere una figlia, e secondo me lo deve sapere. Dovrebbe avere circa 35 anni. Voglio sapere se è sposato, se ha altri figli, che cosa fa, di che vive, dove vive, ha capito, professore?
“Ti capisco Manuela, lo vorrei sapere anch’io se avessi lo stesso problema.”
“Frutta, professore..un caffè?”
“Un caffè lo gradisco, grazie.”
Manuela accende il gas sotto la caffettiera già pronta.
“Dopo il caffè le va di affrontare quel problemino?”
“Se non ti dà noia, sono abituato a fumare una sigaretta dopo il caffè, poi vediamo il problema”
“Non mi dà noia, ci vogliamo sedere sul divano per il caffè, professore?”
“Certo, grazie”
E si và a sedere sul divano mentre Manuela porta i caffè.
“anch’io prendo volentieri il caffè, ma niente sigaretta.”
“Brava! Vedo le tue compagne, appena escono accendono una sigaretta.
Daniele è un po’ turbato, ha accanto a sé questa ragazza aperta, schietta,
tanto diversa dalle sue compagne truccate, con le boccone rosso sangue, i
capelli tinti, i nasi rifatti, qualche seno sospetto, gonne cortissime, calze a rete, mentre Manuela ha questo aspetto di pane appena sfornato, autentica, lo sguardo limpido, avrebbe voglia di farle una carezza, ma riprende subito il controllo.
Preso il caffè, mentre Daniele fuma, Manuela prende un quaderno e lo fa vedere al professore che lo esamina e subito esclama:
“Manuela, sei distratta, questo è un errore di copiatura, qui non è 9, ma radice di 9, perciò non saresti mai riuscita a risolverlo, neanche in un anno!”
Manuela dà uno sguardo al quaderno e
“Ha ragione professore, le chiedo scusa per averla disturbata per una sciocchezza simile, e io che pensavo che ci fosse chissà quale tranello in questo problema, mi scusi ancora.”
“No, niente scuse, può capitare a tutti. D’altronde sono contento di essere stato qui, ho passato un paio d’ore così tranquillo, un bel pranzetto, era tanto che non mi sentivo così rilassato. Dovresti sbagliare più spesso..”
“Noo..non ci speri, starò molto più attenta d’ora in poi. Anche se ha fatto piacere anche a me avere compagnia a tavola, mangio sempre da sola, il più delle volte mi faccio un panino e via. Ma lei, professore, se ho capito bene vive qui a Roma da solo, come passa i pomeriggi, le serate, anche lei davanti alla tele a vedere Colombo e Carabinieri e altre scemate del generei?”
“No, assolutamente, leggo e studio, voglio prendere un’altra laurea, mi voglio laureare in informatica…il nostro futuro. Passo dei pomeriggi davanti al portatile a scambiare messaggi con altri informatici, non ci si annoia mai davanti a un computer.”
Suona il telefono, Manuela risponde “No, ora non posso, più tardi, non ve lo posso dire, ciao ciao” e riattacca.
“Amiche ?”
“amici e amiche,
“Ci sono dei ragazzi carini nella tua classe, c’è qualcuno che ti piace, qualche filarino…”
Manuela lo interrompe
“Sì, c’è qualcuno carino, ma niente filarini, o sono ancora bambini oppure sapientoni e prepotenti, ma…professore, sono un po’ curiosa, mi perdoni, ci va qualche volta a casa dai suoi?”
“una settimana sì e una nò, ho anche una fidanzata, sai, da anni, ma ci vediamo poco, è sempre tanto occupata col suo agriturismo. Se ci dovessimo mai sposare dovrei lasciar perdere gli studi, l’insegnamento e vivere in campagna, tenere i conti, intrattenere gli ospiti e così via. Ma non si sta male in campagna , forse meglio che qui in questo caos di traffico. E si mangia bene in Toscana, aria buona, buoni vini..e si guadagna bene..
“Aah, in Toscana..
“Ma ora devo andare, cara Manuela, sono felice di averti conosciuta meglio, ti ringrazio per gli ottimi spaghetti e per la tua gentilezza.”
Si scambiano un bacio sulle guance e Manuela accompagna il professore fino all’androne.
“A domani , e attenta alle radici quadrate!”
“A domani”
Appena rientrata, Manuela mette in una busta delle cose ed esce di corsa.






Alcuni giorni dopo. La lezione è finita. I ragazzi stanno uscendo.
Manuela lascia uscire tutti, poi si ferma accanto alla cattedra.
“Professor Marini,”
“Dimmi Perri, che c’è? Qualche altra radice quadrata?”
“Non scherzi, professore, è qualcosa di molto più importante”
“Dimmi”
“Non qui, professore, è una cosa lunga, le andrebbe di venire di nuovo a casa mia?”
“E’ un invito a pranzo?”
“Certo, perché no?”
Il professore, in tono scherzoso
“mi prendi per la gola…e oggi che mi faresti?”
“carbonara o penne alla Checca?”
“Quello che vuoi tu, Manuela, ormai so come cucini, mi va bene tutto.”
“Io vado a preparare, forse è meglio non uscire insieme, l’aspetto a casa”
Manuela appena a casa, si mette a preparare e dopo qualche minuto arriva Daniele.
“Entri, professore, si metta comodo”
Daniele si siede sul solito divano e aspira il profumo della pancetta rosolata con l’aglio nella padella. Manuela sbatte le uova col parmigiano poi si siede vicino a lui.
“Professore, lei certo ricorda il mio sfogo di giorni fa per questa ricerca che sto facendo ormai da mesi per trovare mio padre, forse non le sono sembrata abbastanza convincente, ma le assicuro che non ho pace, mi manca un pezzo della mia vita, come in un puzzle che non si riesce a completare per la mancanza di un tassello, ma questo pezzo che mi manca mi dà tanto dolore, mi sento incompleta come essere umano, senza una radice, senza un sostegno a cui appoggiarmi, come un alberello senza tutore. Penso alle volte che quest’uomo esiste, forse ricorda pure qualcosa, forse vorrebbe trovarmi, ma non trova il coraggio, forse non ha figli e sarebbe felice di scoprire che sto cercando di conoscerlo, tanti “forse” senza risposta. Può darsi che, conoscendolo, non mi piacerebbe, forse è un uomo ignorante, forse è intelligente e sensibile, forse nella vita tutto gli è andato male, forse è un capitano d’industria o un semplice contadino, altri forse che mi tormentano. Mia madre dice di mettermi il cuore in pace, che non vale la pena di torturarmi inutilmente, ma io sento che lo devo trovare.”
“Queste cose me le hai già dette”
“Ma non le ho detto tutto e glielo devo dire ora, professore, le mie lunghe ricerche mi hanno portata verso la Toscana, e verso di lei, forse perché lei mi è simpatico, o perché ha l’età che suppongo abbia mio padre, o perché le piacciono gli spaghetti aglio olio e peperoncino, ma qualcosa mi diceva che sarebbe potuto essere lei. Mia madre dice che sono pazza
a importunarla, sostiene che non è lei, anche se negli anni ha rimosso
l’aspetto del ragazzo e non ne ricorda neanche il nome. Professore, ho fatto una cosa della quale le devo chiedere scusa, quando lei è venuto qui giorni fa, non era per caso, avevo ideato tutto, il nostro incontro davanti a casa mia era previsto e pianificato, e quando se n’è andato ho fatto confrontare il suo DNA col mio.”
“Ma come hai fatto ad avere il mio DNA, benedetta figliola?”
“La sua tazzina, la sua cicca.. Poi ho passato giorni pieni di angoscia
e ieri ho avuta la risposta.”
Una lunga pausa, Daniele rimane interdetto, senza parole, sa già che la risposta non può essere che negativa, ma vuole che sia Manuela a decidere se dargliela o no. Non vuole chiedere nulla, vuole che la cosa maturi nella testa di Manuela.
Manuela si alza, va in cucina e continua a preparare la carbonara. Daniele rimane assorto, un po’ turbato, non si aspettava tanto accanimento in quella testolina della sua allieva, non sa che pensare. Poco dopo Manuela lo chiama.
“Professore è quasi pronto, venga, si accomodi a tavola”
Daniele si alza, va allo stesso posto della volta precedente, sente sfrigolare gli spaghetti. Manuela arriva con due bei piatti di carbonara profumata.
“Buon appetito, professore”
“Buon appetito anche a te”
E si mettono a mangiare.
Sembra facile preparare una carbonara, invece è importantissimo l’equilibrio tra la pancetta, l’uovo e il parmigiano. C’è chi usa solo il tuorlo, chi l’uovo intero, e di conseguenza varia la quantità del parmigiano. Il risultato dev’essere tale che l’uovo deve essere completamente rappreso e la pancetta sia ben distribuita sugli spaghetti e alla fine non rimanga tutta nel piatto. Queste cose Manuela le sa, infatti la carbonara è squisita e Daniele non può che farle un complimento.
“Eccezionale, vogliamo aprire un ristorantino? dice scherzando.
“Potrebbe essere un’ottima idea, ma magari prima finiamo di parlare di mio padre, sediamoci sul divano, le porto il caffè”
Daniele si accomoda sul divano e Manuela va in cucina e torna coi caffè.
“Allora..la risposta del DNA è negativa.” dice Manuela mentre Daniele si accende una sigaretta.
“Sicchè non sono tuo padre”
“Purtroppo no, e mi dispiace moltissimo, era una speranza che ho cullato per settimane e ora sono molto delusa, mi sarebbe piaciuto come padre un professore, un bell’uomo, educato, gentile, spiritoso, sensibile,”
“Mi vedi così?”
“Propri così” dice Manuela con gli occhi lucidi e un singhiozzo. Ora Daniele ha proprio voglia di farle una carezza, le mette un braccio intorno alle spalle, l’attira a sé, lei appoggia la testa sul suo petto e lascia libero sfogo alle lacrime. Daniele le dà un bacio sulla guancia bagnata. Manuela continua a piangere a lungo finchè finisce con un profondo sospiro.
“Va meglio adesso che ti sei sfogata.?” e le prende una mano.
“Sì, va un po’ meglio” dice Manuela con voce assonnata.
“Allora adesso mi devi dire se gli spaghetti li giri nel soffritto e poi nell’uovo, o prima nell’uovo e poi nel soffritto.”
Manuela non risponde, si è addormentata. Daniele prende un plaid e la copre, poi si alza, rimane a guardarla per alcuni secondi, poi se ne va in punta di piedi.

4 Comments:

At venerdì, 07 aprile, 2006, Anonymous Anonimo said...

Bel racconto, bravo!

 
At venerdì, 07 aprile, 2006, Blogger Orchidea said...

Bella sorpresa Erico, sono contenta che anche tu abbia un blog. Chissà quante cose avrai anche tu da raccontare. Molto carino il racconto.

 
At venerdì, 17 agosto, 2007, Anonymous Anonimo said...

Ecco il corto basato su Spaghetti!

 
At venerdì, 24 luglio, 2009, Blogger michele said...

Ottimo racconto di vita.Piacevole da leggere ad ogni passo.Veramente SUPER.Aspetto con ansia altri suoi lavori.

 

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