30.5.06

TONINO 1 Racconto per ragazzi (e adulti )

E' domenica.
Lo stadio e' gremito, la partita e' importante, decisiva ai fini della classifica. Diego non poteva mancare e ha voluto portare anche Tonino. Non e' la prima volta che Diego porta il figlio allo stadio. "Devi crescere," dice "devi imparare a stare in mezzo alla gente, devi partecipare alla vita di questa citta', non puoi stare sempre a casa". Ma Tonino preferisce la sua musica e leggere i suoi libri e vivere con la fantasia le avventure dei suoi personaggi preferiti. Allo stadio invece non sopporta la confusione, le urla degli spettatori, le parolacce all'indirizzo dell'arbitro o dei giocatori avversari. e spesso il lancio di oggetti in campo. Diego invece, elegantissimo nell'abito firmato, ma con la sciarpa bicolore, partecipa con entusiasmo all'euforia dei tifosi. Tonino cerca di seguire il gioco, vorrebbe accontentare il padre, ma non riesce a divertirsi, non capisce quel continuo andirivieni del pallone che stenta tanto a entrare nelle reti. Pensa che sarebbe piu' divertente se la porta fosse piu' grande e di goal se ne facessero tanti, piu' o meno come al basket che a lui piace di piu'. Non sa neanche per quale squadra dovrebbe tifare, sta proprio con la testa altrove, tant' e' che a un certo punto vede la palla in rete e grida: "GOAL", ma gli arriva uno scapaccione sulla testa, e' Diego che dice: "Ma che cavolo strilli, non vedi che hanno segnato gli altri'" Tonino risponde: "Ma non e' quella la loro porta?" - "Lo era , al primo tempo lo era, capoccione!" Tonino e' avvilito. Diego si rivolge ai vicini quasi a volersi scusare: "Pensare che quando e' nato ho fatto sparare i fuochi artificiali, ho fatto". Il vicino risponde: "I figli sono cosi', non ci si puo' contare, tanti sacrifici… e poi…" Diego: "Gli piacesse una, dico una delle cose che piacciono a me... sapesse..." Un altro vicino: "Il mio, dico la verita' mi da' tanta soddisfazione..." Accanto a lui siede questo figlio dell'eta' di Tonino, con la sciarpa bicolore, che urla, paonazzo: "A Pigna, rompigli il culoooo! "Tonino lo guarda perplesso, Diego lo guarda compiaciuto, poi continua: "E mai che dicesse una parola, sempre col muso... mai un po' di entusiasmo..." e gli da' un altro scapaccione sulla testa. Tonino abbassa la testa e se prima aveva poca voglia di vedere la partita, ora chiude proprio gli occhi e pensa ad altro. "Piu' li fai divertire, piu' se ne fregano.. hanno tutto sti ragazzi..." continua Diego. Un signore guarda Tonino con simpatia: "Povero figlio, era meglio se stava a casa..." al che Diego risponde: "Ma se non ci devo stare neanche la domenica con mio figlio...."La partita e' finita, i tifosi stanno sciamando verso le uscite.
Diego: " Ma dico, almeno potresti fare un tentativo, non e' che uno deve capire per forza, io non pretendo...ma gridare "Goal" quando segnano gli altri, rischi pure di brutto, rischi, perche' ti ho portato in tribuna, coi piu' tranquilli... ma fagli questo a quelli delle curve che sono piu' incazzosi... dopo che l'arbitro gli ha fatto questo scherzo, a me mi tocca pure salvarti dal linciaggio, mi tocca..." Tonino continua a camminare a testa bassa senza rispondere… "e rispondi almeno! Dicono che non c'e' dialogo tra padri e figli... io lo cerco il dialogo ma tu… niente, non parlare mai, mi raccomando... io ho la peste, ho la lebbra." Un tifoso della squadra ospite, inseguito da tifosi della squadra locale sta per essere raggiunto. Tonino, rivolto a Diego: "Papa' facciamo qualcosa... chiamiamo qualcuno... la Polizia!" E cerca di tirare il padre verso il gruppetto, ma Diego: "Ma dove vai? Cosa ti frega? mica sono cavoli tuoi..." Tonino guarda il padre, sconsolato, mentre gli aggressori hanno raggiunto il tifoso e inizia il pestaggio. Un gruppetto di poliziotti sta osservando la scena senza intervenire. Diego da' a Tonino uno scappellotto affettuoso, come per dimostrare comprensione e dice: "Ma dai, mica lo ammazzano... e poi e' scemo se viene in mezzo a noi coi colori della sua squadra, poi si lamentano... ma loro provocano,.. Cristo!" In macchina Tonino e' sempre taciturno mentre il padre parla al cellulare: "Vabbe', passo un momento a salutarti... ma solo un momento... io lo so come sei... uno ti da' la mano e tu ti prendi il braccio." e ride a quella che deve essere una battuta pesante... "lascio giu' mio figlio a casa e arrivo, ciao ciao" e chiude. Tonino e' sempre silenzioso. "Era l'onorevole... devo passare un momento a salutarla ..." Tonino lo guarda incredulo.
Sono arrivati davanti al portone di casa, Diego ferma la macchina e Tonino si appresta a scendere. "E poi non dire che non ti faccio divertire," dice Diego ridendo, "oggi hai visto calcio e pugilato!" Tonino gli da' un bacio sulla guancia senza rispondere. "Io torno presto, ma tu finisci i compiti, mangia e poi subito a letto." Tonino scende e va verso il portone, mentre Diego dal finestrino aggiunge "e non dire mai grazie, mi raccomando..." e parte sgommando.

Tonino e' in casa, raggiunge una porta a vetri che da' sul corridoio. Dall'interno giunge un bisbigliare sommesso di cui non capisce le parole. Sta per entrare, ma ora inizia un' accesa discussione, e' la voce della madre che dice: "…e no, tu non mi vieni a vedere, tu non mi vieni a vedere…" Una voce d'uomo con accento inglese ribatte: "No, dear, io vengo a vederti quando mi pare, ho tutto il diritto di venirti a vedere". La madre ribatte: "Non mi vieni a vedere con due donne mentre io ho fatto per tre... questo significa non saper giocare..." Tonino non osa entrare e va in cucina dove sul tavolo c'e' un cartello "Asmarette gita campagna, se fame ce pollo in forno." Tonino apre il forno, c'e' un pollo arrosto al quale manca gia' una coscia, stacca l'altra e mangiando va in camera sua. Saluta il suo pupazzo preferito " Ciao Cacaio!", poi chiude la porta e finalmente solo nel suo regno si scatena in una danza agitando gambe e braccia e lanciando silenziose urla. Poi si siede al computer e comincia a digitare: Caro Diario, oggi è stata proprio una giornata di merda... (continua)

E.M.