6.3.07

La ragazza del piano di sopra

La ragazza del piano di sopra.

Ero abituato da qualche anno a vivere sotto a una famiglia per bene, anche se poi seppi che erano stati sfrattati per un lungo periodo di inadempienza contrattuale. Non si vedevano e non si sentivano, tranne che nel periodo natalizio in cui evidentemente avevano invitato amici e parenti. Avevo incontrato qualche volta in ascensore o per le scale una ragazza di aspetto molto gradevole, probabilmente una studentessa che però al massimo mi diceva a mezza bocca buongiorno o buonasera. Era molto attraente ma sembrava che non mi vedesse nemmeno, ero per lei come la bottoniera dell’ascensore o un gradino delle scale.
Mi dispiacque molto quando questa famiglia se ne dovette andare. Quando i locali furono liberati dal mobilio io, curioso per natura, volli vedere com’era questo appartamento nel quale non ero mai entrato. Salii al loro piano e vidi che la porta non era chiusa a chiave. Entrai e feci il giro delle stanze. Era stato tenuto benissimo, l’unico segno che era stato abitato erano le tracce sulla moquette dei mobili appena tolti. Vidi che l’appartamento era quasi uguale al mio, riconobbi la disposizione del salotto, della stanza da pranzo, della stanza dei genitori e del fratello, notai che la stanza della ragazza misteriosa era esattamente sopra la mia stanza. Ma al centro della stanza, lì dove doveva esserci stata la poltroncina della studentessa, un dettaglio attrasse la mia attenzione, era un semicerchio di moquette che sembrava essere stato sollevato e poi rimesso a posto. Mi parve strano che in una casa così ben tenuta ci fosse questo curioso dettaglio. Questo tassello, molto esattamente tagliato, si sollevava da un lato con facilità e molta fu la mia sorpresa notando che al centro c’era un piccolo foro. Mi inginocchiai per vedere meglio e rimasi di stucco scoprendo che dal foro, attraverso una lente si vedeva la mia stanza e più precisamente il mio letto. Ero senza parole.
Mi vennero in mente mille domande: chi aveva fatto quel buco e perché, da quanto tempo esisteva, corsi al piano mio, nella mia stanza, all’attaccatura del lampadario c’era la parvenza di un buco che però si confondeva con la copertura dei fili elettrici. Chi l’aveva fatto era stato molto abile, sapeva il fatto suo, aveva intuito che nessuno ci avrebbe fatto caso. Ero sconvolto. Ero stato spiato chissà da chi, chissà da quanto tempo, chissà perché, mille domande senza che mi venisse in mente una sola risposta. Possibile che quella bella ragazza che non aveva mai dimostrato interesse per me, fosse una mente così contorta da volermi vedere nella mia intimità piuttosto che fare la mia conoscenza? O forse lei non ne sapeva niente e il buco era lì da tanti anni prima? Non stavo più nella pelle, avevo avuto diverse donne, compagne, amiche o conoscenze occasionali, avevo fatto amore e sesso tantissime volte, talvolta anch a tre, ignaro di essere stato osservato da un estraneo. Mi sembrava possibile e allo stesso tempo assurdo. Decisi che lo dovevo scoprire. Ma come? Potevo chiamare il padrone del palazzo, o la polizia, oppure un investigatore privato di quelli che conoscono mille modi per spiare la gente, alla fine optai per un Ponzi qualunque che trovai sull’elenco. Venne subito e si mise al lavoro. Con una scala salì a controllare il lampadario e fece subito una scoperta sensazionale, c’era un microscopico microfono perfettamente mimetizzato sul lampadario. Forte della sua esperienza volle salire al piano di sopra e, ben nascosto, sotto la moquette, trovò in una fessura l’alloggiamento di una batteria a bottone che si confondeva con il pavimento. “Ha capito signore, mi disse, chi la spiava la sentiva pure, doveva avere una radioricevente sintonizzata col microfono e, oltre che vedere poteva ascoltare tranquillamente”. Ero sempre più frastornato, non sapevo che fare. “Non c’è più molto da fare per me, abbiamo scoperto tutto” e se ne andò lasciandomi un suo biglietto. Per prima cosa scesi dalla portiera per chiedere il nuovo indirizzo della famiglia che aveva traslocato, mi disse che l’intestatario era un certo Mario Rossi che aveva lasciato un recapito per l’invio dell’eventuale posta in arrivo. Corsi a controllare sull’elenco del telefono, ma di Mario Rossi ce n’erano diecine, nessuno a quell’indirizzo che non risultava nemmeno sull’elenco. A questo punto mi misi seduto a riflettere. Ero agitatissimo, il mio cuore andava a mille e non sapevo come andar avanti. Le alternative erano lasciar perdere, chiudere il buco sul lampadario, togliere il microfono e dimenticare tutto. La ragazza o chi per lei mi avevano spiato e basta, si erano divertiti a mie spese, forse la ragazza invitava le amiche per farsi delle gran risate alle mie spalle, forse si eccitava e si masturbava in solitudine, questa poteva essere la ragione della sua studiata indifferenza quando ci incontravamo. Un’altra possibilità era chiedere al proprietario dello stabile chi aveva abitato in quell’appartamento negli anni precedenti. Dalla banca seppi chi era l’amministratore, mi misi in contatto con lui. Senza menzionare la presenza del sistema di spionaggio, gli chiesi chi erano stati i precedenti locatari. Mi disse che diversi anni prima tre piani erano stati affittati per un certo periodo a un uffico della Polizia o della Finanza, o qualcosa del genere, fu piuttosto vago, mi sembrò che ne sapesse di più, ma mi parve che non volesse dire altro. Avevo così saputo che questi fantomatici locatari avevano avuto bisogno di spiare qualcuno e ciò mi bastava. Evidentemente la ragazza aveva trovato il buco e se aveva approfittato per sbirciare nella mia stanza non lo potevo sapere ma solo immaginare. A questo punto non ero più così agitato, ma non avevo comunque intenzione di abbandonare la ricerca. Chiusi il foro e staccai il microfono. Stava per prendere possesso dell’appartamento del piano di sopra una nuova famiglia che speravo fosse più comunicativa della precedente. Quando già si cominciava ad affievolire la mia curiosità, successe l’incredibile. La portiera mi fermò una mattina per consegnarmi un plico lasciatomi dalla ragazza misteriosa. Aperta la busta con mani tremanti e col cuore in fibrillazione, corsi a casa mia per leggere la lettera acclusa. Diceva: Gentile signor Andrea, le devo tantissime scuse per avere per lungo tempo approfittato di lei. Dopo aver casualmente scoperto quello che io chiamavo “il mio osservatorio segreto”, mi si è aperta una “luce”. Stavo a buon punto coi miei studi di sociologia comportamentale, e mi è capitata, assolutamente inattesa, l’opportunità di arricchire la mia tesi di laurea con lo studio dei comportamenti di tante donne nell’atto sessuale. La grande varietà di soggetti da studiare mi ha permesso di comprendere a fondo i vari comportamenti femminili, con l’ausilio del sonoro che è stato determinante. Non le nascondo che sono stata per mesi sdraiata per terra a prendere appunti con i quali ho potuto arricchire questa tesi che le accludo senza il mio nome e che lei ha pieno diritto di leggere, ove lo desideri. Questo mio lavoro è stato studiato a lungo dai miei professori che non hanno avuto alcuna esitazione nell’ assegnarmi il massimo punteggio e la massima lode. Tutto questo lo devo anche a lei che ringrazio di cuore.
Mi dispiace comunque per il mio comportamento quasi arcigno nei suoi confronti. Benchè desiderassi ardentemete conoscerla di persona e forse mi stavo innamorando di lei, ero gelosissima delle sue storie, perciò mi sono forzata ad essere quasi ostile per non compromettere la riuscita di questo mio studio. Mi stavo pian piano affezionando al personaggio che ho scoperto tenero e appassionato o assente nelle varie occasioni, ma mi è rimasto il ricordo di una persona fantasiosa e sensibile. La prego di non cercarmi, ho cambiato città, penso sia meglio così. Affettuosamente,

La ragazza del piano di sopra.

Ero sbalordito, confuso, non sapevo che pensare, tutto era passato sopra di me ignaro e vittima, con l’unica consolazione di aver collaborato alla tesi di laura di una sconosciuta, che ora decideva di sparire invece di condividere il successo ottenuto. Ma era inutile pensarci, un eventuale rapporto con questa ragazza così attraente sarebbe stato sempre condizionato dalle innumerevoli storie di sesso viste, studiate e descritte minuziosamente. Aveva ragione la ragazza del piano di sopra, sarà meglio così.

Erico Menczer, marzo 2007