30.5.06

TONINO 1 Racconto per ragazzi (e adulti )

E' domenica.
Lo stadio e' gremito, la partita e' importante, decisiva ai fini della classifica. Diego non poteva mancare e ha voluto portare anche Tonino. Non e' la prima volta che Diego porta il figlio allo stadio. "Devi crescere," dice "devi imparare a stare in mezzo alla gente, devi partecipare alla vita di questa citta', non puoi stare sempre a casa". Ma Tonino preferisce la sua musica e leggere i suoi libri e vivere con la fantasia le avventure dei suoi personaggi preferiti. Allo stadio invece non sopporta la confusione, le urla degli spettatori, le parolacce all'indirizzo dell'arbitro o dei giocatori avversari. e spesso il lancio di oggetti in campo. Diego invece, elegantissimo nell'abito firmato, ma con la sciarpa bicolore, partecipa con entusiasmo all'euforia dei tifosi. Tonino cerca di seguire il gioco, vorrebbe accontentare il padre, ma non riesce a divertirsi, non capisce quel continuo andirivieni del pallone che stenta tanto a entrare nelle reti. Pensa che sarebbe piu' divertente se la porta fosse piu' grande e di goal se ne facessero tanti, piu' o meno come al basket che a lui piace di piu'. Non sa neanche per quale squadra dovrebbe tifare, sta proprio con la testa altrove, tant' e' che a un certo punto vede la palla in rete e grida: "GOAL", ma gli arriva uno scapaccione sulla testa, e' Diego che dice: "Ma che cavolo strilli, non vedi che hanno segnato gli altri'" Tonino risponde: "Ma non e' quella la loro porta?" - "Lo era , al primo tempo lo era, capoccione!" Tonino e' avvilito. Diego si rivolge ai vicini quasi a volersi scusare: "Pensare che quando e' nato ho fatto sparare i fuochi artificiali, ho fatto". Il vicino risponde: "I figli sono cosi', non ci si puo' contare, tanti sacrifici… e poi…" Diego: "Gli piacesse una, dico una delle cose che piacciono a me... sapesse..." Un altro vicino: "Il mio, dico la verita' mi da' tanta soddisfazione..." Accanto a lui siede questo figlio dell'eta' di Tonino, con la sciarpa bicolore, che urla, paonazzo: "A Pigna, rompigli il culoooo! "Tonino lo guarda perplesso, Diego lo guarda compiaciuto, poi continua: "E mai che dicesse una parola, sempre col muso... mai un po' di entusiasmo..." e gli da' un altro scapaccione sulla testa. Tonino abbassa la testa e se prima aveva poca voglia di vedere la partita, ora chiude proprio gli occhi e pensa ad altro. "Piu' li fai divertire, piu' se ne fregano.. hanno tutto sti ragazzi..." continua Diego. Un signore guarda Tonino con simpatia: "Povero figlio, era meglio se stava a casa..." al che Diego risponde: "Ma se non ci devo stare neanche la domenica con mio figlio...."La partita e' finita, i tifosi stanno sciamando verso le uscite.
Diego: " Ma dico, almeno potresti fare un tentativo, non e' che uno deve capire per forza, io non pretendo...ma gridare "Goal" quando segnano gli altri, rischi pure di brutto, rischi, perche' ti ho portato in tribuna, coi piu' tranquilli... ma fagli questo a quelli delle curve che sono piu' incazzosi... dopo che l'arbitro gli ha fatto questo scherzo, a me mi tocca pure salvarti dal linciaggio, mi tocca..." Tonino continua a camminare a testa bassa senza rispondere… "e rispondi almeno! Dicono che non c'e' dialogo tra padri e figli... io lo cerco il dialogo ma tu… niente, non parlare mai, mi raccomando... io ho la peste, ho la lebbra." Un tifoso della squadra ospite, inseguito da tifosi della squadra locale sta per essere raggiunto. Tonino, rivolto a Diego: "Papa' facciamo qualcosa... chiamiamo qualcuno... la Polizia!" E cerca di tirare il padre verso il gruppetto, ma Diego: "Ma dove vai? Cosa ti frega? mica sono cavoli tuoi..." Tonino guarda il padre, sconsolato, mentre gli aggressori hanno raggiunto il tifoso e inizia il pestaggio. Un gruppetto di poliziotti sta osservando la scena senza intervenire. Diego da' a Tonino uno scappellotto affettuoso, come per dimostrare comprensione e dice: "Ma dai, mica lo ammazzano... e poi e' scemo se viene in mezzo a noi coi colori della sua squadra, poi si lamentano... ma loro provocano,.. Cristo!" In macchina Tonino e' sempre taciturno mentre il padre parla al cellulare: "Vabbe', passo un momento a salutarti... ma solo un momento... io lo so come sei... uno ti da' la mano e tu ti prendi il braccio." e ride a quella che deve essere una battuta pesante... "lascio giu' mio figlio a casa e arrivo, ciao ciao" e chiude. Tonino e' sempre silenzioso. "Era l'onorevole... devo passare un momento a salutarla ..." Tonino lo guarda incredulo.
Sono arrivati davanti al portone di casa, Diego ferma la macchina e Tonino si appresta a scendere. "E poi non dire che non ti faccio divertire," dice Diego ridendo, "oggi hai visto calcio e pugilato!" Tonino gli da' un bacio sulla guancia senza rispondere. "Io torno presto, ma tu finisci i compiti, mangia e poi subito a letto." Tonino scende e va verso il portone, mentre Diego dal finestrino aggiunge "e non dire mai grazie, mi raccomando..." e parte sgommando.

Tonino e' in casa, raggiunge una porta a vetri che da' sul corridoio. Dall'interno giunge un bisbigliare sommesso di cui non capisce le parole. Sta per entrare, ma ora inizia un' accesa discussione, e' la voce della madre che dice: "…e no, tu non mi vieni a vedere, tu non mi vieni a vedere…" Una voce d'uomo con accento inglese ribatte: "No, dear, io vengo a vederti quando mi pare, ho tutto il diritto di venirti a vedere". La madre ribatte: "Non mi vieni a vedere con due donne mentre io ho fatto per tre... questo significa non saper giocare..." Tonino non osa entrare e va in cucina dove sul tavolo c'e' un cartello "Asmarette gita campagna, se fame ce pollo in forno." Tonino apre il forno, c'e' un pollo arrosto al quale manca gia' una coscia, stacca l'altra e mangiando va in camera sua. Saluta il suo pupazzo preferito " Ciao Cacaio!", poi chiude la porta e finalmente solo nel suo regno si scatena in una danza agitando gambe e braccia e lanciando silenziose urla. Poi si siede al computer e comincia a digitare: Caro Diario, oggi è stata proprio una giornata di merda... (continua)

E.M.

24.5.06

Finale a sorpresa. (idea per un soggetto)

A due autori televisivi viene un' idea per un nuovo programma in varie puntate. Si tratta di trovare uomini e donne che abbiano superati i 50 anni, tra i quali eleggere dei "Cittadini modello", cioe' dei personaggi che possano dimostrare di avere vissuto una vita esemplare, oltre ad aver adempiuto a tutti gli obblighi e doveri che oggi impone il "sistema". Dovranno dimostrare di essere stati buoni figli, studenti, reclute, professionisti o lavoratori, di avere sempre avuto ottimi rapporti con gli insegnanti, la famiglia, i parenti, gli amici, i colleghi, i superiori e i dipendenti. Dovranno dimostrare di non avere mai avuto problemi con la legge o con il fisco. Sara' un punto a favore l'aver fatto volontariato o beneficenza o atti encomiabili verso persone bisognose di aiuto. Lo scopo della trasmissione servirebbe, in questi tempi difficili, a dimostrare a un vasto pubblico che esistono ancora molti personaggi positivi.
I telespettatori, col sistema della telefonata, esprimeranno le loro preferenze per i concorrenti selezionati per ogni puntata. Il premio finale per i cinque vincitori sara' di un miliardo.
Ci sara' anche una giuria in sala che dara' un suo punteggio.
L'idea piace molto al capo struttura e ai funzionari della rete e si decide di annunciare questo concorso invitando i telespettatori a inviare entro una certa data, nominativi, curriculum e quant'altro potra' essere utile per operare le selezioni.
Gli autori organizzano un gruppo di lavoro che anzitutto discute per chiarire i criteri da usare per la selezione. Ovviamente, per cercare di raggiungere i massimi indici di ascolto e di gradimento, a parita' di meriti, si preferiranno concorrenti simpatici, gradevoli e magari divertenti. Cominciano ad arrivare le lettere che allo scadere del termine sono alcune migliaia. Il gruppo di lavoro da' un punteggio alle lettere per formare una prima graduatoria dopo la quale si riducono a qualche centinaio. Dopo un'ulteriore selezione ne rimangono alcune diecine.
A queste persone viene inviata una scheda con una lunga serie di domande alle quali i selezionati dovranno rispondere.
Al ritorno delle schede un'ultima selezione riduce il numero a cinquanta. Sono rappresentate tutte le categorie, dal politico al professionista, dal filosofo all'operatore ecologico, dalla manager alla casalinga, dalla maestra elementare alla commerciante, ecc.
A questo punto vengono convocati i concorrenti per i primi contatti e le verifiche.
La trasmissione e' prevista in sei puntate a cinque delle quali partecipano dieci concorrenti, tra i quali se ne devono scegliere due per la puntata finale, alla quale parteciperanno dieci concorrenti.


La data delle trasmissioni e' stata fissata, come pure le modalita' con le quali si dovra’ operare. Durante le trasmissioni alcuni esperti e il pubblico fanno domande ai concorrenti come pure i telespettatori da casa, tra i quali ci sono probabilmente anche persone che conoscono i concorrenti. Tutti cercano di mettere in difficolta' i concorrenti, oppure riferiscono fatti positivi per il concorrente. Il tutto per creare una graduatoria per arrivare ai cinque "Cittadini modello". Durante le trasmissioni, qualora risulti falsa qualche dichiarazione, alcuni concorrenti possono essere eliminati o retrocessi.
Ovviamente i concorrenti si possono difendere da eventuali accuse o dissipare dubbi sulla loro credibilita'. Possono inoltre essere ripescati e aumentare il proprio punteggio dopo aver portato prove a proprio favore.
Dopo le prime trasmissioni arrivano alla struttura lettere anonime e non, che obbligano gli autori e i selezionatori a ulteriori verifiche dopo le quali sta diventando problematico trovare dei concorrenti validi. Per ognuno potrebbe uscire un fatto o dettaglio tale da escluderlo dalla competizione. Si potrebbe profilare la possibilita' di dover sospendere la trasmissione per l'eliminazione di tutti i concorrenti. Qualcuno suggerisce di ignorare qualche prova per non far fallire il programma. Il regista e il conduttore escludono questa possibilita'.
L'azione si svolge su due piani, la puntata vera e propria nella quale il regista e il conduttore fanno del loro meglio per esaltare le personalità dei concorrenti e, tra una puntata e l'altra, il lavoro degli autori e i selezionatori con qualche intervento di dirigenti e funzionari. Dopo la quinta puntata, prima della finale, vengono fuori tutti i problemi della societa' e si creano situazioni comiche, drammatiche e grottesche, vengono a galla mentalita' diverse, si scontrano diverse ideologie, si sta perdendo di vista lo scopo della trasmissione. C'e' chi vuol far prevalere l'importanza dell'indice di ascolto e si batte per trovare i vincitori a tutti i costi, c'e' chi sostiene che sarebbe scorretto far vincere dei concorrenti che hanno qualcosa da nascondere, facendo perdere credibilita' alla rete. Si va avanti a oltranza finche' la scena va in fondu' e si riapre con una presentatrice che annuncia:
"Buonasera....Per consentire ai telespettatori di assistere alla partita finale del torneo di palla a mano per l'assegnazione della coppa "Settebello" l'annunciato programma "I cittadini modello" sara' trasmesso in altra data. Vi auguriamo una buona visione."

E.M.

23.5.06

Radice di tutti i mali è l’avidità del denaro.

Uno sfogo!

Soldi, soldi, droga, droga e ancora soldi e tanta maleducazione e mancanza di senso civico.
Ignoranza, ottusità, furberìa, che cosa insegnano nelle scuole? Quali sono gli affluenti del Volga?
Chi era padre Pio? Dove hai fatto fare la cacca al tuo cane? Quanto costano oggi le ciliegie?
Quanto costano dieci grammi di cocaina? Che cosa dice il Papa? Chi sono questi pedofili che hanno seviziato e ucciso un bambino di 14 anni? E quel bambino di pochi mesi? Per pochi soldi. Quanto vale la vita umana? Quella del ricco o quella del povero? Tantissimo, tanto o niente. Si vendono più automobili e aumentano i morti, le assicurazioni s’ingrassano, nessuno protesta. Lo zoppo aspetta.
Il pusher aspetta all’angolo della scuola. Il quarantenne torna dal bar-biliardo,”che se magna”? chiede alla madre che, santa donna ha appena finito di lavare le scale.Che devono fare sti ragazzi? Basterebbe avere un po’di erba da vendere, quella buona va a ruba. Avessi un po’ di terra al sole.. E poi?
Una Ferrari, un tipo losco sta in seconda fila, parla al cellulare ma sgassa appestando la gente che aspetta il bus, un passante gli fa cenno di spegnere o andarsene, ma lui continua a sgassare col rombo di tuono e si sposta di pochi metri, cosa gli avranno insegnato a scuola, che cosa coltivano in
Perù, ottima domanda, ci informeremo. Meglio in Colombia, ma quella va tutta negli USA, col Burbon va bene, tutti sbronzi e drogati, vogliamo proprio essere come loro? Il dollaro ci ha dato alla testa, ci hanno trascinati in Irak per cosa? Per far contento il nano e la bertuccia che ha bisogno di olio per non farsi cacciare. E il nano ancora blatera e conta i voti. E quell’altro preca Cesù che sotto sotto gli brucia il culo.Chi ci va più in chiesa, le mignotte per paura del serial killer, la mamma lo ha sgridato, tutte donnacce, le poverelle che con qualche pompino al giorno si levano i debiti di torno.
Oggi c’è Moggi, triglia bollita, perché, perché ha rotto il giocattolo, lo vendiamo al Luna Park , farebbero i soldi a mettere in mezzo i tre compari e tutti a tirare pallonate in faccia e anche qualche secchio di merda. Soldi, soldi, si passa ogni limite per qualche dollaro in più come diceva il film. C’è un portiere nel palazzo accanto che si gioca 2 euro al lotto, mentre un altro portiere si gioca due milioni, sul sicuro. Un anziano sta uscendo dal bar, ma viene rispinto dentro da due sbarbatelli che vogliono un gelato, l’anziano traballa, uno dei ragazzi a nonno, ndò vai, stattene a casa. Riformatori pieni o giudici indaffarati. Ha da venì baffone si diceva una volta, ma baffone non basterebbe ormai, la Siberia ci vorrebbe. Quelle case popolari mai assegnate, che ci vorrebbe a mettere le inferriate, quanto posto sprecato. Come quella stazione nuova nuova dove i terni non fermano mai. Lasciarli chiusi e murati dentro la sala d’aspetto chi l’ha autorizzata, finanziata e costruita e ci si è fatto anche il villino al mare. Però tante chiese nuove, inaugurate ma, più o meno vuote, ci siamo svegliati troppo tardi con l’otto per mille. Che bei teatri sarebbero, mostre o asili nido, ospedali, case per gli sfrattati. I pedofili dove li vogliamo mettere, al gabbio, con tanti bambini guardiani coi frustini, Dante, che ne dici? I ladri, tranne quelli che rubano per dare ai poveri, gli assassini, i prepotenti , i truffatori, i violenti, i sadici, gli usurai, gli sfruttatori, i mafiosi, i camorristi, i bugiardi, i disonesti, gli inquinatori, i guerrafondai, gli stupratori, i violentatori, gli arroganti, i profittatori,i pirati della strada…che ne facciamo di questa marmaglia? Ne ho dimenticato qualcuno? Un momento, vado a prendere il giornale di oggi…. Ecco il giornale, avevo dimenticato le vittime, per ogni delinquente ci sono le vittime, delle violenze, degli stupri, dei furti, delle truffe, dello sfruttamento, delle prepotenze, del mobbing, della guerra, della mafia, eccetera. Alcune sono vittime privilegiate, i militari, per esempio, hanno funerali di stato, decorazioni, e ogni sorta di attenzioni. Ma se un muratore cade da un ponteggio e muore o rimane storpio, non se lo caga nessuno.
Questa è la triste istoria, la conosciamo a memoria, di chi fa baldoria e di chi mangia solo cicoria.

21.5.06

Sguardi attoniti

dio non esiste, ma c'è

Dio è l'unica entità che, per regnare, non ha nemmeno bisogno di esistere.
Baudelaire

Oddiodio, dice automaticamente Teresa quando vede alla televisione le cronache di fatti sconvolgenti che la colpiscono nel profondo. Sente l’istintivo bisogno di rivolgersi a qualcosa che è più grande di noi, che sta nel suo cuore e nel suo cervello. Perché il dio dei preti, dei cardinali, dei papi non esiste, non è mai esistito se non nella credenza popolare. Non potremmo vivere pensando che al di sopra di tutto ci sia una mente umana. Nel nostro intimo c’è qualcosa che ci fa pensare che c’è altro al di sopra delle debolezze umane. Lo vogliamo chiamare Dio, perché no? Ma esiste solo dentro di noi.
Milioni di anni fa l’uomo volle dare un corpo a questo essere superiore e nacquero gli idoli.
Furono il sole, la luna, gli animali, le pietre, ogni cosa poteva essere venerata e adorata. Per ogni cosa si provava amore oppure orrore o paura. E l’uomo dapprima incise le pareti della sua caverna con dei graffiti che avevano per lui un significato. Poi costruì dei rudimentali oggetti che furono le prime rappresentazioni di un essere da amare o da temere. Con ogni idolo nacque una leggenda, nacquero diversi modi di assicurarsi la sua benevolenza offrendogli amore o sacrifici. L’idolatria durò migliaia di anni, ogni agglomerato umano aveva il suo idolo, che fosse il sole o la luna o il fulmine o il mare. Col crescere delle civiltà primordiali queste rappresentazioni divennero sempre più precise, divennero rudimentali sculture, incisioni, disegni o altari. Col passare dei secoli ci fu chi si arrogò il compito o il diritto di autonominarsi custode di tali rappresentazioni. La terra era immensa ma poco popolata, era abitata da gruppi di uomini che avevano affinità secondo il loro aspetto, il loro colore o le condizioni ambientali. Erano tanti gruppi o popoli che non si conoscevano tra loro per assenza di comunicazione. I Maja non sapevano dei mongoli, i cinesi non sapevano dei neri, gli scandinavi non sapevano dei giapponesi, i lapponi non sapevano degli Incas.
Ma chi prima e chi dopo, tutti erano usciti dalle caverne, non abitavano più sugli alberi o sulle palafitte. Vivevano di caccia e pesca e dei primi frutti della terra. Cominciarono a vivere nelle tende, nelle capanne e poi a costruire delle case, ma passarono millenni prima delle grandi migrazioni e della navigazione. Passarono altri secoli e i vari gruppi o popoli cominciarono a conoscersi. Scoprirono l’esistenza dei vari idoli ma ogni popolo considerava degni di essere adorati soltanto i propri. Gli egizi adoravano il Sole, i greci adoravano Giove, ogni popolo aveva un essere supremo da adorare. Così nacquero le religioni. Ogni religione aveva le proprie leggi che venivano seguite e alle quali bisognava obbedire. Ultimo arrivato, il cristianesimo che si opponeva alle leggi dei romani che erano praticamente quelle degli ebrei. Ma per affermare il cristianesimo fu necessario opporsi allo strapotere dei romani. . Quanti cristiani sacrificati nel colosseo! Contemporaneamente i cristiani sognarono che il loro dio o idolo avesse sembianze umane e avesse mandato sulla terra il figlio che chiamarono il nazzareno, che avrebbe dovuto salvare l’umanità. L’esistenza e la crocifissione di Gesù è abbastanza ben documentata da documenti storici, anche se ovviamente non è provato che fosse il figlio di dio. Perciò uscirono dalle catacombe per inventare questa affascinante favola di Gesù che faceva i miracoli che nessuno ha visto ma di cui si è solo letto o sentito parlare. Per rafforzare maggiormente la grande favola di Adamo ed Eva che non aveva nessun fondamento logico perché l’uomo esisteva da millenni, sentirono il bisogno di scrivere i vangeli che nei secoli, cambiando spesso autori ed opinioni, cercavano di far passare per vera la storia di Gesù. L’invenzione dei dogmi serviva a fare in modo che nessuno si ponesse delle domande. Per essere in grazia di questo potente dio bisognava accettarli, credere e non discuterne mai. Emersero grandi e diabolici cervelli che videro la possibilità di acquisire un grande potere sfruttando la credulità dei fedeli e cercando di abbattere con ogni mezzo i loro detrattori. Molti cristiani furono sacrificati nelle arene, tuttavia il loro numero crebbe perché la grande favola aveva il suo fascino e divennero tanti e sempre di più, finchè la massa acquisì una tale forza che nessuno osò opporsi alla sua strapotenza. I papi furono i potenti capi di questa nuova religione e affermarono la loro supremazia eliminando gli oppositori con ogni mezzo. Gli orrori dell’Inquisizione fecero crollare con la ferocia gli ultimi oppositori. Quanti innocenti bruciati sul rogo. Quante torture durante l’Inquisizione. . Quanta malvagità.
Nei secoli il papato si arricchì materialmente nei modi più svariati, con guerre, alleanze, tradimenti e compromessi, con ogni mezzo lecito o illecito. Ebbe potenti eserciti che andarono anche per mare a rapinare e distruggere inermi popolazioni e civiltà. Il cattolicesimo dilagò in Europa e poi nel mondo, cercando di arricchirsi sempre più. La favola del Redentore funziona ancora con le inermi popolazioni più povere che finiscono per subire il fascino di questo cosiddetto dio, ricco e potente, piuttosto che i loro poveri idoli di legno. Come non bastasse i papi hanno fatto mercimonio dell’immagine di questo messia inondando il mondo del crocifisso e facendolo rappresentare dai più grandi pittori e scultori delle cui opere traboccano le loro chiese e i loro musei, creando una ricchezza incalcolabile.

Ma le religioni sono il veleno dei popoli, basta pensare alle crociate, all’odio tra musulmani e indù, tra cristiani e musulmani, tra israeliani e palestinesi, tra cattolici e protestanti, tra greci e turchi, in ogni conflitto c’è uno sfondo di odio in cui la religione ha il suo peso. Il nazismo voleva sterminare gli ebrei, ora i palestinesi e gli iraniani vorrebbero sterminare gli israeliani, è una continua lotta tra chi vuole un solo dio, sia Allah con Maometto che nessuno ha mai visto, sia il dio dei cristiani con Gesù che è esistito solo nella fantasia degli evangelisti, per dare una base al potere temporale della chiesa.
Anche chi non sa molto di religione può osservare che dove c’è la religione c’è anche l’odio, la falsità e l’ignoranza. Tutti predicano bene ma razzolano male. “ Non fare ad altri quello che non vorresti fosse fatto a te” dovrebbe essere una legge universale, invece la corsa al potere e al danaro stravolgono le più elementari leggi della convivenza. I cattolici vogliono imporre questa fantomatica e controversa ora di religione ai bambini che, tenendo conto di quello che vedono nel mondo, serve solo a confondere loro le idee. A che cosa servirebbe, se non a raccontare loro le solite favole? Ai bambini si dovrebbe insegnare l’onestà, la gentilezza, l’educazione civile, la lealtà, l’altruismo, il rispetto, l’amore per il prossimo, non l’amore per un dio che non c’è, fino a prova contraria. Non è imponendo l’affissione di un crocefisso nelle scuole e in altri luoghi pubblici che può venire la fede ai giovani, ci vuole un esempio di umiltà e altruismo nel clero. E invece solo parole e parole.
E la farsa della confessione? Un assassino si va a confessare e dopo poco viene assolto da un prete e se ne va tranquillo e pulito. Il prete non dirà niente a nessuno, altrimenti nessuno si andrebbe più a confessare, qui sta l’inutilità e l’amoralità della confessione. E’ tutta una farsa grottesca. Anche i politici di tutti i partiti e di tutte le correnti dedicano molta attenzione alla chiesa e si guardano bene dall’inimicarsi il clero, anche prostrandosi davanti ai suoi rappresentanti e alle loro icone. Negli anni 60 il caso ha voluto che fossi in Vaticano in occasione del film sulle Olimpiadi, quando Papa Giovanni XXIII benendì gli atleti che vi partecipavano. I politici avevano formato una lunga fila per baciare l’anello del pontefice, ero a due passi, e mi sembrò piuttosto annoiato con Andreotti che parlottava e non si decideva a lasciare la mano. Fui anche dietro a una cinepresa dentro S. Pietro durante il Concilio Ecumenico Vaticano Secondo in cui Giovanni XXIII rese la Chiesa meno rigida, più umana, e più moderna. Papa Paolo VI continuò nella stessa direzione.
Papa Giovanni Paolo II ha annullato il lavoro di anni facendo tornare la chiesa indietro di secoli. C’è chi propone di fare santo Giovanni Paolo! Perchè parlava per la pace e contro la guerra. Ci mancherebbe che avesse parlato a favore della guerra e contro la pace.Però ha fatto in modo che tutti i sacerdoti cattolici in USA consigliassero ai fedeli di votare per l’imperialista e guerrafondaio Bush che fu rieletto grazie a quei voti. E’ andato a confortare le vittime dello tsunami? No, erano tutti musulmani.Ai tempi delle Crociate i guerrieri armati fino ai denti andavano a combattere in Terra Santa, ora ci andava questo Papa nella sua Papamobile, trovava tutto pronto, palchi eretti, popoli esultanti, baciava qualche bambino precedentemente vaccinato, lavato, e disinfettato, celebrava una messa, benediceva tutti e se ne tornava in Vaticano a calcolare quanti fedeli c’erano in più, quanti nuovi cardinali poteva nominare, quanti nuovi santi poteva beatificare.
“Lasciate che i pargoli vengano a me” dicono che abbia detto Gesù. Con la campagna anti preservativi e contro il controllo delle nascite di questo Papa, in Africa, il numero dei pargoli aumentaerà certamente, anche se ne moriranno di AIDS centinaia di migliaia, resteranno sempre abbastanza bambini che potranno diventare dei fedeli cristiani. Che altro ha fatto questo Papa? La gia’ricchissima Opus Dei ha acquisito un potere illimitato, il suo fondatore è stato santificato
in tempo di record. Non si sa per quale merito. I preti pedofili. Le molestie ai bambini , in alcuni stati USA, sono state messe a tacere. Il cardinale Law è stato trasferito in Vaticano con la conseguente evasione da processi in USA e sono stati trasferiti tutti i documenti in Vaticano fuori dalla giurisdizione USA. Ma anche in Italia la pedofilia dilaga nel clero, notizia di questi giorni, diecine di parroci indagati per pedofilia, di cui molti condannati a pene detentive, le curie condannate a risarcire molti ragazzi tra i 10 e i 15 anni con cifre sostanziose. Risulta che in molti casi i vescovi al corrente dei fatti hanno tentato di coprire e mettere a tacere le responsabilità. Solo le denunce all’autorità giudiziaria hanno messo in movimento indagini approfondite che hanno portato a successive condanne.
Scomunica, su consiglio dell’allora card. Ratzinger , di tutti i teologi della liberazione in sud america, soffocamento di questo movimento progressivo anti multinazionali e per l’equità sociale. Conseguente concentramento delle ricchezze tra pochi potenti e perpetuazione della povertà e del lavoro infantile.
Scomunica , sempre per consiglio di Ratzinger, dei teologi progressisti in nord-Europa, annientamento di qualunque voce di dissenso e progresso all’interno della chiesa.
Oltretutto c’è un nuovo Papa che già comincia ad annullare i pochi progressi che aveva fatto fare alla chiesa il Papa precedente. Ogni tanto prova a sorridere ma più che un sorriso sembra un ghigno, ha avuto la sua vittoria riuscendo a farsi eleggere, dopo oltre vent’anni di attesa. Ora non perde occasione per andare in giro esibendo i suoi ricchi e variopinti paludamenti come un qualsiasi teatrante. Come a teatro, lo spettacolo deve sempre continuare, non si deve fermare mai. E come non bastasse, non c’è trasmissione televisiva a cui non partecipi qualche prete, anche quando si trattano argomenti che non hanno nulla a che fare con la religione.
Comunque è inutile sperare che qualcosa cambi, l’avidità di potere è profondamente radicata da secoli nella chiesa cattolica. Per concludere, non esiste alcuna prova dell’esistenza di un dio ne’ di un figlio che si sarebbe sacrificato per gli uomini.
Per cui il crocefisso non è altro che uno dei tanti idoli amati e adorati come sono amati e adorati gli idoli di tutte le altre religioni sulla Terra.

20.5.06

lettera dal Ghana

Caro Ombu,
sono contenta stai bene da tua signora, sei fortunato, stai bravo, voglio venire lì anche io, qui è difficile vivere, raccolto di manioca stato buono, ma da quando venuta questa mission, tutto più difficile. matina bisogna portare in scuola bambini devono imparare pregare latino, ma nessuno capisce cosa dice.
Suora Angelica molto cattiva da frustate a bambini quando fanno sbaglio. Poi tutte doviamo andare raccogliere cacao, vengono camion caricare per Italia. Devo anche pulire capanne missionari guai se non metto posto come loro dice.
Padre Cristofer mi da botte con canna se non faccio bene. E’ vestito con cappa colore di terra e cintura di corda, ma sotto niente, quando finisco pulizie devo stare ginocchio. Lui tiene in mano piccolo uomo su croce e dice noi colpa se piccolo uomo su croce morto per noi, dice quello benedetto devo baciare per essere benedetta anche io. Non voglio fare ma lui mi da canna su testa e fa male. Ombu, cosa posso fare? Mandami presto soldi per venire da te. Manchi tanto, scrivi.

Zahira

17.5.06

Il bibliotecario.

Andando un giorno a passeggio per le vie di una citta' dove non ero mai stato, fui avvicinato da un tale che vedendomi interessato alle antiche architetture, si offri' molto gentilmente di accompagnarmi e farmi da guida, dato che era nativo di quella citta' e conosceva ogni pietra e ogni mattone di quegli antichi edifici. Era un tipo un po' singolare, molto magro, basso di statura, vestito elegantemente, ma di un'eleganza un po' antica, il colletto della camicia inamidato, come si usava all'inizio del secolo scorso, la farfallina, il vestito a rigatino, le scarpe inglesi lucidissime ma con le ghette e la classica lobbia del tempo dei nonni. Si mostro' veramente erudito in tutto cio' che riguardava le strade, le piazze e i palazzi di quegli antichi quartieri, conoscendone la storia dalla loro nascita, nel lontano quattrocento e persino le vicende delle famiglie che nei secoli vi avevano abitato. Ero veramente affascinato da tanta erudizione, anche se mi sfioro' il dubbio che molte vicende fossero da lui inventate, mi sembrava impossibile che si fossero tramandate tante notizie e dettagli della vita di persone vissute tanti secoli fa. Vedendo forse nei miei occhi una certa incredulita', mi volle spiegare che era stato per tutta la vita bibliotecario comunale e aveva inoltre passato decenni a studiare la storia della citta' rispolverando vecchissimi incartamenti dagli archivi comunali. Lo aveva fatto per passione, trovando molto più interessante il passato del presente. Cosi' passeggiando arrivammo davanti ad una palazzina fine settecento e avendo capito che mi interessava molto tutto cio' che mi aveva raccontato mi invitò a entrare per farmi vedere il risultato delle sue ricerche, un libro ponderoso contenente la storia di oltre cinque secoli della sua citta'. Entrati in casa, mi resi conto che anche l'arredamento era composto in massima parte da mobili molto antichi, per lo più del settecento con qualche pezzo di fine seicento, il tutto perfettamente conservato. Le
finestre erano tutte in vetro istoriato, inoltre la casa invece di avere l'aspetto polveroso di un museo o magazzino d'antiquario, era tenuta in modo impeccabile. Aleggiava nell’aria un lieve profumo d’incenso. Si aveva l'impressione che da un momento all'altro dovesse apparire qualche fantesca in un costume di altri tempi. Il signore, dopo aver atteso che finissi di osservare la casa e l’arredamento, mi disse: “Non ci siamo presentati, il mio nome è Mocenigo”. “Molto lieto, Pietro Annibaldi” risposi. “Posso offrirle una tazza di tè” mi chiese “Grazie, lo gradirei” Il signore sparì dietro a una tenda in un corridoio che mi sembrò molto lungo dai molti passi che sentii allontanarsi. Mentre nell’attesa ammiravo i preziosi intarsi di un tavolo, sentii un leggero fruscìo alle mie spalle, da un’ altra porta stava entrando una carrozzella elettrica sulla quale era seduta una meravigliosa creatura. Aveva un viso straordinario, grandi occhi neri e capelli cortissimi di colore rosso dorato. Una pelle di seta. Non doveva avere più di vent’anni, era vestita con un abito lungo fino ai piedi color smeraldo con dei ricami d’oro, ai piedi aveva delle ciabattine bianche anch’esse ricamate in oro. Si avvicinò con la carrozzella e mi fissò a lungo con quegli occhi neri e profondi da perdersi dentro, ero veramente imbarazzato, poi mi sussurò all’orecchio:”signor Annibaldi, non beva quel tè e non mangi nulla, attenzione”. Così com’era entrata, sparì in una scia di patchouli, lasciandomi frastornato e confuso.
Non sapevo che cosa pensare, mi trovavo in quella strana casa aspettando un tè da una gentilissima persona qual’era il signor Mocenigo, e questa straordinaria fanciulla mi aveva messo in guardia per non so quale pericolo. Pensai a uno scherzo. Dopo una alquanto lunga attesa durante la quale mi venne anche la tentazione di fuggire, arrivò il padrone di casa o presunto tale, aveva indossato un’ampia vestaglia di seta bianca ricamata e spingeva un carrello con il tè servito in una curiosa teiera di stile orientale, e da altrettanto originali tazze di fine porcellana. Accompagnava il tè un piatto di pasticcini alla crema di forme inusuali. Ora al profumo dell’incenso si aggiunse il profumo di questo tè sicuramente speziato. Non capii se l’odore di zenzero venisse dal tè o dai pasticcini. La situazione diveniva sempre piu insolita, i profumi del tè, dello zenzero e del patchouli, uniti al profumo dell’incenso formavano un miscuglio assolutamente gradevole, quasi imbarazzante. Tra tutti quei profumi mi sembrò di sentire anche un leggero odore del fumo di canapa indiana. Il mio ospite che nel frattempo continuava a parlare scusandosi per la lunga attesa condusse il carrello in mezzo a due poltrone invitandomi a sedere. Mi versò il tè ed avvicinò il piatto con i pasticcini dicendo: “Li assaggi, sono veramente straordinari, me li fa una pasticceria qui vicino, sono a base di grano, miele e crema di latte, è un’antica ricetta greca”. Erano veramente squisiti, si scioglievano in bocca, non riuscivo a fermarmi. “Lei mi deve scusare se le faccio una domanda” chiesi,“lei abita da solo in questa grande casa?” “Si, mi rispose, ma ogni tanto viene a trovarmi una nipote, la figlia minore di mia sorella, è studentessa di storia dell’arte, le manca poco alla laurea, è anche un’arpista molto dotata, sta preparando un concerto di arpa e pianoforte.” Anche il tè era ottimo, caldo, non troppo dolce, le spezie gli davano un sapore tutto speciale. Ero completamente rilassato, pensavo a come mai questa nipote dopo quella fugace apparizione non si fosse più fatta vedere, ma dal fondo della casa arrivava un fievole suono di arpa, supposi che si stesse esercitando. Tra gli odori e i sapori mi sentivo talmente bene che mentre il signore continuava a parlare di questa nipote, chiusi gli occhi per qualche secondo e mi addormentai.
Mi svegliai che faceva già buio, dalle finestre arrivava ancora un filo di luce colorata, c’erano quà e là alcune candele accese. Pensai a quanto era stato gentile il signore a lasciarmi dormire ma il signor Mocenigo e il carrello non c’erano più. Mi alzai, aspettando che da un momento all’altro sarebbe apparso il mio ospite o la nipote, ma non si faceva vedere nessuno. Guardai il mio orologio, ma non ce l’avevo più al polso, cercai nella poltrona pensando che si fosse slacciato, ma non c’era nemmeno nella poltrona, mi accorsi che non avevo più in tasca il cellulare, ed era sparito anche il mio portafoglio con tutto il contenuto. Cominciai a sospettare che mi avessero fatto uno scherzo, percorsi il corridoio nel quale era andato il signore, ma non trovai nulla, c’era solo il carrello ma non più la teiera né le tazze, nel piattino qualche avanzo di biscotti. Allora andai di corsa nel corridoio da dove era entrata la nipote, in fondo trovai una stanza, sopra un tavolino c’era un piccolo registratore dal quale proveniva la musica d’arpa. Capii finalmente tutto, il signore molto abile, la bella complice ecc. Uscii per la strada, era quasi notte, andai su e giù sperando di ….ma invano, la cittadina era semideserta, passava qualche macchina, tante finestre accese da cui provenivano le voci dei telegiornali… Pensai che in fondo non mi dovevo lamentare, erano persone d’ingegno, mi avevano truffato con stile, un signore colto e una bella ragazza, sarebbe stato più scioccante essere rapinato da qualche delinquente di strada. Un pò deluso me ne tornai in albergo. La mattina dopo, quando scesi nella hall, il portiere mi consegnò un pacchetto. Conteneva il mio portafoglio con i documenti e un bigliettino con l’indirizzo della pasticceria greca che faceva quei dolci squisiti.

14.5.06

Siamo fortunati

12.5.06

La torre


I omino: senti che puzza sto calzino!

II omino: e come avranno fatto cò la mela?

III omino: è stato il Gigante, c’è qui la spiegazione..

11.5.06

Arte e Natura


Un fondoschiena veramente ben fatto è l'unico legame tra
Arte e Natura
Oscar Wilde

6.5.06

La noia


Era grande il nostro amore
immenso, come il cielo infinito.
Feste, amplessi, viaggi,
gioie e dolori.
Poi il giornale, una sigaretta
e...il cielo infinito.

Teresa


Le rouge et le noir

5.5.06

Fermati...


Fermati un attimo
e di lontano ascolta
il ritmo
della città in cui vivi
e poi
fai il vuoto intorno
perché ti giunga
ampio
il respiro del mondo
e lascia che sbiadisca
il ricordo dei volti
e delle voci
che hanno protetto
la tua fragile vita.
E non aver paura.
Fra la terra e il cielo
fra le pietre e le stelle
c'é il tuo cuore
nel quale ogni cosa s'incontra
dove nulla é lontano da nulla
e il miracolo accade
finché tu
amico
esisti.

Elena

Se avessi un figlio


Se avessi un figlio
e mi chiedesse
il perché
di tante cose
io non saprei rispondergli.
Io
che ancora cerco
di capire
le ragioni segrete
del dolore umano
come potrei spiegargli
che il dolore
é giusto?
Io
che sto vivendo
come fossi figlio
di me stesso
non mi chiedo il perché
di tante cose.
Accetto
la nascita del sole
e il suo tramonto
e la vita dell'uomo
e la sua morte.

Elena de Merik

1.5.06

Essere solo


Essere solo
in una notte come questa.
In un silenzio come questo
che fa amare gli uomini
rinchiusi nelle case
fra gli oggetti noti
e immutabili riti
rassicuranti.
Cade una stella
e io vorrei...
Essere solo
in altre notti come questa,
nel respiro infinito
di un silenzio
come questo.

Elena de Merik

Elena de Merik

Non posso non ricordare Elena, una persona che conobbi come aiuto regista di una serie televisiva che girammo in Calabria nei primi anni settanta. Comasca di origine, da splendida ragazza qual’era, era stata soubrette nelle riviste di Dapporto. Venuta a Roma aveva lavorato per anni in teatro sia come autrice di testi teatrali che come attrice. Aveva collaborato anche alla serie di filmati sul Maigret di Gino Cervi. L’occasione di conoscerci più a fondo capitò quando andammo insieme a cercare nei paesini calabresi un bambino che avrebbe lavorato nella serie televisiva. La sua fu una ricerca molto accurata e capii che era per lei un’occasione per stare a contatto con un bambino molto desiderato e mai avuto.
Durante la lavorazione lo tenne con sé trattandolo come un figlio, il ragazzo era felice di non dover pascolare e mungere le capre per un po’ di tempo.
Alla fine del lavoro trovò il modo di convincere i genitori a lasciarglielo portare a Roma con la scusa del doppiaggio. Lo tenne con sé finchè i genitori lo rivollero.
Elena viveva a Roma nei pressi della Rai con quattro gatti, tutti trovatelli. Continuando a frequentarla mi resi conto della sua profonda cultura e umanità. Conosceva tutto il teatro italiano, mi invitava a vedere tutti gli spettacoli teatrali di Roma. Ebbe anche l’occasione di mettere in scena un suo lavoro, in mancanza di mezzi mi coinvolse, mi fece fare delle fotografie che, proiettate sullo schermo facevano da scenografia. Seguii tutte le prove, un’esperienza di teatro mi mancava. Dopo quest’avventura continuammo a vederci, le venne l’idea di scrivere delle poesie su alcuni miei quadri. Non erano le poesie ermetiche che vanno di moda oggi, erano poesie all’antica ma secondo me piacevoli e piene di significati. Mi piacevano tutte, alcune le voglio mettere su qusto blog.
Elena mi veniva a trovare e si divertiva a punzecchiarmi col suo umorismo alle volte allegro , alle volte sarcastico, accettavo qualsiasi sua critica perché fatta con spirito e con divertimento.
Andava alla finestra a fumare una delle sue immancabili sigarette che furono la causa della sua immatura fine.