23.6.06

Una panchina al sole.

Domenica, fine maggio, un sole tiepido riscalda l’aria. Trovo una panchina libera di fronte al laghetto. Anatre, anatroccoli e qualche cigno nuotano placidi o vengono a beccare alla riva dove i bambini lanciano pezzi di pane. Mi siedo e scorro qualche titolo del giornale, poi smetto, non ci sono novità degne della mia attenzione. Inforco gli occhiali neri e mi appoggio comodo allo schienale. L’aria è pulita, le fronde degli alberi più alti oscillano al leggero venticello, le foglie brillano al sole. Famiglie e bambini chiassosi passano di continuo lungo la riva. Penso a quanto sarebbe potuta essere diversa la mia vita, ma i figli sono lontani, occupati con i loro coetanei. Il sole è ora più forte e mi riscalda piacevolmente.
Una coppia di mezza età viene a sedersi vicino a me, attraverso gli occhiali scuri vedo lui piuttosto elegante, Rolex e cravatta firmata, lei più giovane, molto bella, capelli corvini lunghissimi raccolti in una coda, con tanti argenti e perle che spiccano sull’abito nero e la leggera abbronzatura. Sembra una coppia felice o perlomeno serena, parlano del loro programma pomeridiano.
“Mi scusi, signore, potrei dare uno sguardo al suo giornale?” mi chiede la signora.
“Prego, si accomodi”- “Grazie”. Lei apre la pagina degli spettacoli ”C’è questo Woody Allen che ancora non abbiamo visto, oggi potrebbe essere la giornata giusta” dice lei. Io, che amo Woody Allen non resisto a dire la mia “Mi permetto di consigliarvelo, non è il suo migliore, ma va visto assolutamente.” Grazie, vedo che anche lei ama Allen, per noi è il massimo”. Cominciamo a parlare dei vari film di Allen, su alcuni siamo d’accordo, su altri ognuno dice la sua opinione. Mi rendo conto che da “Io e Annie” ne sanno quasi più di me. A un certo punto la signora: “Visto che abbiamo questa comune passione, permette, Alma Paris”.- “ Mario Alberti” rispondo, e il signore “ Domenghi, piacere di conoscerla”. “Signor Alberti, noi di solito andiamo a mangiare un boccone qui a due passi, c’è la casa del cinema, è un posto carino e si mangia bene, perché non viene con noi, così possiamo continuare a parlare del nostro Woody”. Infatti sono pochi minuti, per me è una novità mangiare in un posto diverso dal solito. Ci assegnano un bel tavolo in mezzo al prato, sotto a un ombrellone. Non c’ero mai stato, è a due passi da via Veneto, una scoperta piacevole. Il menù è molto vario, tanti primi a tante insalate, è un mangiare sano. Ci consigliano una bottiglia di Verdicchio che ci sembra adatto a un
pasto leggero. Continuiamo a parlare di Allen, ma dai discorsi capisco che Domenghi è un avvocato e la Paris è nella moda. Alla fine del pasto il signore insiste per pagare il conto, cerco di protestare ma non c’è verso e la signora propone: “Signor Alberti, la posso chiamare Mario, possiamo anche darci del tu” – “Perché no” rispondo.
“Mario, avrei una proposta, noi abitiamo a due passi, perché non andiamo a prenderci il caffè a casa nostra, faccio un caffè proprio speciale.”-“ Va bene, Alma, mi incuriosisci, vada per il tuo caffè”. La casa è vicinissima, terzo piano, si entra in un salone, una grande vetrata, vista sul parco. Un grande divano color del cielo. “Vado a preparare il caffè, mettiti comodo”
“Io faccio un paio di telefonate, scusami” dice il Domenghi e sparisce. Vedo un mobiletto con tutta la collezione di DVD di Woody Allen, la cosa mi sorprende e mi fa pensare. Sopra un tavolo antico ci sono tre libroni con le copertine d’argento a sbalzo con i ritratti di Mussolini. Dopo qualche minuto rientra Alma con i caffè fumanti e profumati. Noto che ha sciolto i capelli, si è tolta gioielli e collane e indossa una vaporosa liseuse nera. La trovo ancora più affascinante. Si siede sul divano vicino a me e mi porge la tazzina di caffè. La liseuse ha uno spacco che lascia vedere una coscia fino all’inguine. Il caffè è veramente squisito, mai assaggiato prima, leggermente amaro, ma assolutamente indimenticabile. Mentre sto assaporando il caffè, suona il telefono. Alma risponde, ma vedo che comincia ad agitarsi, penso stia parlando con qualcuno che le sta dando una spiacevole notizia.
Infatti riaggancia concitata e mi dice:” Mario, mi devi scusare, devo uscire, ho avuta una cattiva notizia, c’è una persona che ha bisogno di me, devo corrrere assolutamente ad aiutarla, tu aspettami qui, penso di tornare tra poco, scusami tanto” ed esce di corsa.
Non mi ha dato il tempo di replicare né di salutarla, dopo un minuto sento sbattere la porta , rimango con la tazzina in mano, poi la poso e penso, ma Domenghi che fine ha fatto? Per capire qualcosa esco dal salone, mi trovo in un grande e appartamento completamente vuoto, niente mobili, niente di niente, solo un fornello con la caffettiera ancora calda e altre stanze vuote. Torno nel salone, mi siedo sul divano e cerco di capire che cosa sia stata questa messa in scena. Ma più penso e più incomprensibile mi appare tutta la cosa. Alzo la cornetta del telefono ma rimane muta, non c’è linea. Ancora più sorpreso non so più che cosa pensare. Dopo un’ora decido di andarmene, ormai mi è chiaro che la coppia mi ha abbordato al parco con uno scopo preciso, ma quale? Strana la coincidenza di Woody Allen, che senso può avere? Mi decido a tornare a casa mia, passo accanto alla panchina del parco, ci sono solo famigliole con bambini , a casa mia, poco lontano, trovo un biglietto sotto alla porta “Scusami, Mario, sono imperdonabile, ti ho usato ma mi hai aiutato a vincere una grossa scommessa, non ti posso dire altro, scusami tanto, grazie, Alma.”
Sono qui da ore a pensare , ma l’unica cosa che ho capito è che non lo capirò mai.
Come c’entrano Woody Allen? e Mussolini?
Comunque ho guadagnato un pranzo e un buon caffè, e del resto chissenefrega!

E.M.